Pensieri per la fine della scuola

Spesso i libretti delle istruzioni e delle regole dei giochi da tavola che i miei figli amano sono di gran lunga più corposi del contenuto del gioco con magari una tabella, le carte e le pedine. Mio figlio cerca di spiegarmi che più regole ci sono più c’è libertà e possibilità di scelta. Le regole, nel descrivere il mondo del gioco, ti permettono di muoverti tra mille possibilità, mille percorsi che ogni giocatore compie sul tabellone sostenendo prove, incontrando personaggi, fissandosi degli obiettivi e sviluppando abilità nell’attraversare gli eventi in cui rimane coinvolto durante il suo cammino.

Incredibilmente, ad una mole di regole corrisponde una grande possibilità di scegliere e di sviluppare strategie diverse, creatività, intuizione, resilienza agli eventi avversi e capacità di cogliere il più possibile le opportunità che durante il gioco si presentano, e quindi possibilità di fare esperienza e trasformarla in conoscenza. 

Ricordo invece il foglietto leggero delle istruzioni del Gioco dell’Oca. Talmente sottile che spesso, almeno a casa mia, andava perso. Comunque si poteva giocare lo stesso perché le possibilità erano fondamentalmente e solamente 3: andare avanti, tornare indietro o stare fermi. Sopportare punizioni. Approfittare di premi. Le istruzioni erano di fatto uno specificare le punizioni (torna indietro di 7 caselle, stai fermo 2 giri oppure addirittura 3!) o il premio di poter tirare di nuovo il dado quando si capitava sulla casella con l’oca. Un gioco che, a guardarlo ora, richiede solo un adattarsi al percorso, alla propria fortuna o sfortuna. Un giorno si è fortunati, un altro no. Sicuramente un gioco utile per allenarsi a vincere e non prenderlo troppo sul serio e allenarsi a perdere e non prenderlo troppo sul serio dal momento che chi decide il percorso sono di fatto solo i dadi. Il contributo personale non incide sull’esito. Devo ammettere comunque che questo schematismo e essenzialità delle regole mi davano da bambina una sorta di sicurezza. Sapevo da dove dovevo partire e dove dovevo cercare di arrivare. Nel tragitto avrei trovato premi o punizioni. Certezze insomma! 

Oggi, chissà perché, mi è tornato in mente il Gioco dell’Oca. Cioè forse lo so perché. Forse perché in questi giorni in cui finiscono le scuole, vorrei tanto che come genitori guardassimo al percorso fatto dai nostri figli e ai loro percorsi futuri non come ad un Gioco dell’Oca fatto di premi o punizioni, ma come ad un’avventura fatta di crescita, emozioni, scoperta delle proprie potenzialità, soddisfazioni, crescita di responsabilità. E insieme momenti di fatica, di incertezza in cui la strada principale è stata persa e si sono imboccati altri sentieri, scoprendosi vulnerabili e sperimentando a volte solitudine e a volte il sollievo di quando qualcuno ti viene incontro e ti chiede “come stai?”, “com’è essere lì dove sei?”. E semplicemente è presente e ti aiuta a tagliare liane e rami che possono offuscare la vista e precluderti la strada. Oppure semplicemente sta con te, lì dove ti trovi, senza dirti cosa sarebbe importante che tu facessi, senza ridurti ad una pedina e ad una casella. Qualcuno che ti guarda con curiosità, amore, fiducia, disponibilità a muoversi su un tabellone in cui il percorso è tutto da tracciare e non già predeterminato da 63 caselle, in cui o avanzi, o indietreggi o ti fermi ed è tutto un grande spreco di possibilità. Perché per fortuna questa ricerca che ognuno compie per costruire la propria personalissima strada è molto più ricca, emozionante, creativa e umana. A noi adulti il compito di ricordarcelo e disfare le caselline che abbiamo a volte in testa ed allenarsi semplicemente ad essere presenti e aperti, in dialogo, con fiducia e creatività, accanto ai nostri figli che crescono. 

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